È così facile vivere il sentimento di gratitudine che spesso passiamo periodi lunghissimi, spesso vite intere, senza sperimentarlo.

Vi racconto una storia a cui sono molto affezionato. Una storia di un viaggio magico che ha vissuto momenti con picchi emotivi elevati. 

Da qualche giorno mi trovavo a Tenerife, una delle isole Canarie in Spagna, insieme ai miei amici di sempre, quelli con cui si vivono le esperienze di viaggio, e non solo, più profonde. Entrambi si chiamano Stefano, ma da ora in poi saranno Gonne e Ste. 

Soggiornavamo nel sud dell’isola, a pochi chilometri dall’aeroporto Tenerife Sur, in una struttura stupenda con un appartamento che affacciava direttamente sull’oceano.

Era il 30 luglio e, quella mattina, avevamo in programma una delle tappe fisse di chi visita l’isola: Masca.

Si tratta di una località a ovest che si estende da un’altitudine di circa 750 metri sul livello del mare fino a Playa de Masca, complicata da raggiungere via terra, più facile in barca.

Come ogni mattina durante quel viaggio, io mi alzai per primo e mi occupai di allestire la colazione anche per i due “leoni” dal sonno lungo. 

Mi prendevo sempre qualche minuto per stare sulla terrazza del nostro appartamento a osservare l’oceano blu scuro. Il cielo non era limpidissimo, erano giorni di Calima (un fenomeno atmosferico che causa la presenza di polvere e sabbia nell’aria).

In quei pochi minuti da solo con l’incessante frastuono delle onde sulla costa e una vista infinita sull’oceano, apprezzavo ogni istante, ogni respiro e mi sentivo grato di poter vivere attimi di serenità e relax.

Dopo la colazione, lentamente preparammo le nostre consuete sacche. Misi dentro la mia reflex, il gimbal, i documenti e una banana. 

Eravamo pronti. Salimmo in auto con destinazione Masca. Ci avremmo impiegato circa un’oretta per arrivare ma, con alcune fermate intermedie, arrivammo intorno alle 11.

FARSI TRASPORTARE DAL VIAGGIO

Giunti sul posto, il parcheggio sembrava essere la più complicata priorità. Nonostante Masca sia all’interno di ogni guida su Tenerife, resta un piccolo luogo in mezzo a una gola. Mantiene le sue dimensioni da essenza isolana ed è complicato trovare un posto per lasciare l’auto.

Inoltre, eravamo stati allertati sugli scippi che avvenivano regolarmente ai danni dei turisti. Rimasi vigile sulla mia attrezzatura e lo stesso faceva Ste con il suo drone che, purtroppo, non avrebbe potuto far volare in quella zona a causa dei divieti. 

Scendemmo dall’auto. Si aprì uno scenario maestoso

Si poteva osservare l’apertura della gola e il piccolo paesino che si faceva strada lungo la cresta di un rilievo che, a quanto ci avevano detto, accoglieva un sentiero che giungeva fino a Playa de Masca.

Un sottile brusio dei numerosi turisti sembrava non voler disturbare la pace dell’immensa natura. 

Cercammo di capire velocemente dove dirigerci e imboccammo una stradina in discesa con l’iniziale obiettivo di raggiungere l’oceano. In pochi minuti capimmo che non era fattibile. Ci voleva molto tempo e non era garantito l’accesso alla playa.

Tornammo indietro e ci fermammo in una piazzetta. Fummo attratti dalle note e dal fischiettio di un ragazzo che, seduto al centro della piazza sotto un immenso albero che dominava il paesello, suonava con la chitarra.

La sua musica sembrava esattamente il flusso di note ideali per quel luogo.

Mi sentivo libero, sereno e la vita sembrava rallentare. Sembrava assumere una pienezza mai vissuta prima. 

Apprezzavo i dettagli, i colori, la gente e la musica. Era come vivere nel luogo dove volevo esattamente essere in quel momento.

Ci impegnammo a fare foto e video con la futile speranza di immortalare e trattenere stretti a noi quei momenti che, invece, sfuggivano dalle nostre mani. Capimmo che, il modo migliore per godere del momento, era viverlo anziché disperdere energie nel provare inutilmente a catturarlo.

QUALE FORMA HA LA GRATITUDINE?

E allora ci sedemmo su un muretto rivolti verso l’artista e con alle spalle la gola di Masca.

Juan, questo è il suo nome che scoprimmo qualche minuto più tardi, prese a intonare un classico internazionale: Guantanamera. Lo faceva con entusiasmo regalando ritmo ai passanti. Li invitava ad accompagnarlo e qualcuno si lanciava canticchiando timidamente insieme a lui.

C’era divertimento nell’aria senza tuttavia sfociare nel caos. Si rispettava il luogo e la pace della natura circostante.

Nella mia testa martellava un pensiero. Quel ragazzo stava regalando a me e a tutti i presenti una versione unica o originale di un ambiente già di per sé magico come Masca.

Percepivo un sentimento forte di gratitudine. Mi sentivo in dovere di ridare indietro almeno parte di quello che lui stava offrendo a tutti noi. 

Aveva, di fronte a lui, un piccolo cesto con una scimmia peluche che indossava una mascherina. Un modo simpatico per sdrammatizzare l’ultimo periodo complicato per il mondo del turismo a causa della pandermia.

Mi ricordai di avere 10 euro nel portafoglio. Non mi era mai capitato prima di offrire del denaro a un artista di strada. Lo dissi anche a Ste e a Gonne e decidemmo di darglieli. Era l’unico gesto che potevamo fare in quel luogo per riconoscergli l’importanza di quanto stesse facendo. 

Lo lasciai concludere con Guantanamera e, felicissimo, mi alzai per portargli il nostro riconoscimento. Mi avvicinai alla scimmia con il cesto e lascia cadere la banconota. Mi sentivo leggero e soddisfatto di quel piccolo gesto. 

Juan esclamò: “wooow, gracias chico, muchas gracias”. Mi avvicinai per un saluto in stile pandemia allungando il pugno e lui ricambiò, con un sorriso, ripetendo nuovamente “muchas gracias”. 

Felice e orgoglioso di aver supportato un talento come Juan, camminai verso i miei amici per accomodarmi nuovamente sul muretto.

Dall’ingresso della piazza un signore salutò Juan che ricambiò con una battuta mentre con la mano fece tornare a vibrare le corde della sua chitarra. Una, due e tre volte fino ad accompagnare con la sua voce sottile esclamando le prime parole della canzone: “eso que tú me das, es mucho más de lo que pido”.

È una canzone di Jarabe de Palo che avevo già ascoltato da qualche parte ma che, da quel giorno, entrò nella mia playlist. 

Stavo registrando un video e notai che Juan si era rivolto con il corpo verso di noi mentre la cantava. Fissava dritto nella nostra direzione ed era palesemente un gesto di ringraziamento. 

Ste disse “questa è dedicata a te eh”. Ridemmo. Era emozionante.

Ogni passante in piazza non poteva resistere nel muovere qualche passo di danza ascoltando la musica di Juan. Era contagiosa.

Juan concluse il suo pezzo con il suo tipico fischiettio che ho ancora stampato nella mente.

Approfittammo di una sua pausa per avvicinarci e scambiare due chiacchiere. Volevamo anche scattare una foto insieme per provare a rendere ancor più indelebile il momento.

Juan è un ragazzo che vive di musica, con la chitarra in mano e che ha trovato in quell’angolo di paradiso il suo ambiente. Ci ha raccontato delle difficoltà della sua professione ma anche della felicità di poterla praticare con spensieratezza in luoghi come Masca. 

Juan è la dimostrazione che, con consapevolezza di quello che si fa e delle motivazioni profonde per cui lo si fa, si può vivere una vita piena e appagante

La domanda che mi sono fatto è: esperienze del genere hanno un prezzo?

La risposta che mi sono dato è che non esiste esperienza più gratificante di un “win win” emozionale. Abbiamo concretizzato una bellissima “relazione orizzontale“.

Ci siamo conosciuti e abbiamo apprezzato l’umanità l’uno dell’altro. Lui ci ha regalato l’emozione di vivere un luogo magico con le vibrazioni che solo la buona musica può offrire, ci ha insegnato quanto sia bello vivere e apprezzare una vita semplice fatta di passione, sorrisi e accoglienza

E noi probabilmente abbiamo dato a lui emozioni di gratitudine e soddisfazione per quello che fa. 

La vita ha sparpagliato davanti a noi infinite occasioni per vivere con pienezza ma spesso non sappiamo coglierle.

Juan continua a suonare e cantare nello stesso luogo a Masca. Se andate a Tenerife, passate da lì.

È un luogo da visitare ma avrete anche l’occasione di conoscere questa persona eccezionale.

Luigi.