La vita è un’altalena quotidiana. Saliamo sperimentando gioia e appagamento e poi scendiamo trovandoci di fronte a disagio e a un senso di insoddisfazione. 

Magari usciamo a cena con amici e godiamo di momenti spensierati e divertenti ma quando torniamo a casa, chiudendoci la porta alle spalle, lasciamo fuori anche la nostra serenità. 

Ci troviamo soli, immersi nei nostri problemi e nei pensieri che ne derivano. Ci sentiamo a tratti soffocare. 

Qualcosa che non ci piace più in una relazione, delle difficoltà nel lavoro o magari qualche problema di salute. Situazioni in cui pensavamo di avere tutto sotto controllo e, invece, ci catapultano in una condizione in cui “non sappiamo più nulla di noi”, in cui perdiamo ogni punto fermo. 

L’insoddisfazione è quindi chiaramente riconducibile allo stress. A sua volta, lo stress è generato dagli elementi che compongono il nostro stile di vita. 

Ne parliamo in questo articolo e, insieme, sapremo controllare la spiacevole sensazione di insoddisfazione perenne che ci perseguita.

IL CONFRONTO CON GLI ALTRI

La comunità è un elemento potenzialmente positivo per tutti noi. Ma ne facciamo buon uso? 

Spesso no.

Una delle sue caratteristiche più nocive in cui caschiamo è il confronto. Che sia in ambito personale o in ambito professionale abbiamo l’abitudine di paragonarci sempre agli altri. 

Questo approccio genera:

  1. senso di inadeguatezza perché gli altri ottengono risultati migliori di noi
  2. gioia temporanea perché siamo noi a ottenere il meglio rispetto agli altri

In entrambi i casi, non ci troviamo in una posizione di forza all’interno del nostro percorso di crescita personale. 

Questo accade perché non ci posizioniamo al centro del nostro progetto. Valutiamo la nostra vita in base alla vita degli altri. 

Ma è questa la maniera corretta di valutare le nostre vite personali e professionali? Davvero abbiamo bisogno di un’unità che abbia come scala la vita di qualcun altro per misurare la nostra?

La risposta è molto semplice: no. 

Siamo noi a decidere questa cosa. Siamo noi che, un po’ vittime della cultura iper competitiva che ereditiamo, facciamo sì che il confronto con gli altri sia parte integrante, e imprescindibile, dei nostri pensieri quotidiani. 

Nel momento in cui decidiamo di paragonarci ad altri, non teniamo affatto conto del differente percorso che abbiamo. Spesso si dice che non esistono due vite uguali. Per quale motivo allora dovrebbero esistere due percorsi personali o professionali identici e quindi paragonabili?

E non stiamo parlando solo di scelte macroscopiche come gli studi fatti, aver accettato o rifiutato un lavoro o quale casa comprare. Sono le piccole e impercettibili scelte quotidiane che determinano il cammino di ognuno di noi. 

Dalle piccole cose nascono le differenze tra una persona e l’altra. Ma anche dall’elaborazione delle informazioni e dei pensieri che percorrono il nostro cervello ogni giorno. 

Ecco che si concretizza quindi uno scenario con differenti personalità in evoluzione continua che, in ogni istante, si trovano di fronte a mille incroci diversi e, in ogni istante, scelgono se girare a destra, a sinistra o proseguire dritto. 

Quindi, al netto di quanto detto, come è possibile porre sullo stesso piano due persone? 

Non può esistere un paragone. Ispirarsi a qualcuno per il suo percorso può essere utile purché non sfoci in un confronto.

Pensate a una grande azienda. Coca Cola potrebbe prendere ispirazione da un modello di business di un’altra azienda, per esempio da Apple. Ma se decidesse di confrontarsi con essa? Sarebbe utile? 

Assolutamente no. Le due realtà hanno avuto percorsi diversi, mercati e target diversi, il loro prodotto è completamente differente e quindi un confronto potrebbe solo far perdere tempo e risorse.

Noi, come esseri umani, funzioniamo allo stesso modo.

LA LAMENTELA: UNO SPORT NAZIONALE

Una delle caratteristiche più spietate e pericolose nella crescita personale credo che sia la lamentela

Sembra un atteggiamento che ognuno di noi ha diritto a perseguire. Ovviamente siamo liberi di farlo. Nessuno ci vieta di passare una vita intera a lamentarci di quello che ci accade. 

Ma hai mai visto risolvere un problema grazie alla lamentela? 

Anche quando, apparentemente, si risolve una situazione dopo essersi lamentati, non abbiamo raggiunto un grande risultato. La lamentela porta sempre con sé delle controindicazioni

Se mi lamento con il partner perché non ha lavato i piatti ed era il suo compito, potrei raggiungere l’obiettivo di farglieli lavare, ma a che prezzo? Senz’altro a livello emotivo ci sarà del risentimento. 

Se mi lamento con il capo al lavoro perché non mi vuole dare l’aumento, lamentandomi potrei anche ottenerlo, ma a che prezzo? Che diventerà più freddo nei miei confronti, magari maggiormente pretenzioso e sarà anche l’ultima occasione in cui mi concederà qualcosa. 

Sono ovviamente tutte ipotesi. 

La cosa certa è che esiste una via alternativa alla lamentela che garantisce sempre una vittoria: non lamentarsi ma, piuttosto, essere capaci di elaborare pensieri e soluzioni che possano rendere tutti soddisfatti, anche quelle persone che sono proprio fastidiose durante il nostro percorso.

La lamentela, inoltre, porta con sé un’enorme perdita di tempo, favorisce il cattivo umore, tuo e degli altri, e blocca la tua crescita personale.


Stimolare il cervello a trovare soluzioni alternative che rappresentino un compromesso ideale per te e per gli altri, è un meraviglioso allenamento mentale per diventare una persona migliore, proattiva e capace di risolvere problemi intricati.

L’ASPETTATIVA DISTRUGGE GLI OBIETTIVI

E, infine, ecco il terzo elemento nocivo: l’aspettativa

Programmare delle azioni e prefissare degli obiettivi è corretto, costruirsi delle aspettative può rivelarsi, invece, spiacevole.

Quando restiamo delusi da un’aspettativa ci ritroviamo con la sensazione di aver perso il nostro tempo e parte della gratitudine verso chi o cosa ci ha “traditi”

Ci sentiamo a disagio perché, consciamente o inconsciamente, sappiamo che avremmo potuto fare altro piuttosto che attendere quel qualcosa che non è arrivato. E poi, perché dovremo capire come ricomporre quella fetta di gratitudine persa. 

Immaginiamo di aver avuto l’aspettativa di fare quel viaggio che sognavamo da tanto tempo insieme al nostro migliore amico o amica. E poi lui rinuncia all’ultimo, proprio mentre stavamo pregustando la partenza.  

Staremo male perché non potremo viaggiare e anche perché ci dovremo impegnare a ricomporre la crepa che si è creata con l’amico/a.

Ma allora dovremmo vivere senza aspettative?

No, l’aspettativa nasce in maniera naturale in noi. Non possiamo eliminarla completamente. Ma possiamo gestirla e ridurre al minimo il rischio di farci male.

Come?

Non posizionandola al primo posto e non sostituendola agli obiettivi che abbiamo. 

Facciamo un esempio. 

Da tempo sto cercando una nuova occupazione. Il mio obiettivo è chiaro: trovare lavoro.

Faccio finalmente un colloquio con un’azienda che mi piace molto. Penso che sia andato bene e ho buone sensazioni, anche perché l’HR mi ha detto che sono il profilo giusto.

Nasce quindi un’aspettativa nella mia testa: quella di essere assunto da questa azienda.

Mi rilasso, sono contento e non proseguo a candidarmi a ulteriori posizioni aperte che possano interessarmi. Ho quasi la certezza che il lavoro che sognavo ormai è mio. 

Ho quindi sostituito il mio obiettivo (trovare lavoro) con la mia aspettativa (ho fatto un colloquio e sembra fatta).

Qualche giorno più tardi, mi chiama l’HR e mi comunica che, a causa di un taglio improvviso del budget, l’azienda ha deciso di bloccare le nuove assunzioni.

Delusione immensa. 

Provo frustrazione perché mi sento tradito. Sento di aver perso il tempo, di aver mollato la presa perché certo di un qualcosa che non lo era e vivo un down in cui sono spinto a mollare tutto.

Questo, in breve, il processo che accade in ogni situazione in cui le aspettative prendono il posto dei nostri obiettivi.

LA SOLUZIONE AL SENSO DI INSODDISFAZIONE: MANTENERE IL FOCUS SUL PROCESSO E SULL’ESSENZIALE

Bene, abbiamo capito che il confronto con gli altri, la lamentela e le aspettative sono caratteristiche che incidono profondamente sul nostro grado di soddisfazione.

Lo fanno perché sono grandi generatori di stress. Lo stress è il peggior nemico della soddisfazione. 

L’insoddisfazione si nutre del senso di inferiorità che viene generato dal confronto con gli altri, della sterilità e della negatività generate dalla continua lamentela e delle pesanti delusioni che provengono dalla sensazione di tradimento quando vengono disattese le nostre aspettative. 

Abbiamo capito che queste tre caratteristiche sono nocive, ma come le posso controllare in maniera efficace?

La soluzione migliore è focalizzarsi sul processo e sull’essenziale

Significa far nascere, e poi consolidare, un automatismo nel nostro pensiero. Quando capiamo che stiamo andando verso un confronto con gli altri, ci stiamo lamentando o stiamo sostituendo i nostri obiettivi con le aspettative, portiamo immediatamente la nostra mente sul processo e sull’essenziale. 

E cosa sono il processo e l’essenziale?

Se, per esempio, ho l’obiettivo di comprare casa nei prossimi tre anni ma noto che tutti i miei amici l’hanno già comprata, non devo velocizzare il mio percorso facendomi trascinare dal confronto con gli altri.

Devo restare focalizzato sul processo, ovvero sui singoli passaggi necessari per raggiungere il mio obiettivo. 

Se, invece, non riesco a trovare lavoro, anziché cadere nelle tradizionali lamentele verso il sistema che non mi offre opportunità o verso la gente che non comprende il mio talento, devo focalizzarmi sull’essenziale. Per esempio, sul coltivare un network di qualità nel settore in cui voglio lavorare o nel formarmi su una specifica tematica.

E QUAL È LA RICOMPENSA?

Insomma, spacchettare la nostra vita e i nostri obiettivi in piccole azioni quotidiane, ci consente di vivere con soddisfazione apprezzando ogni momento del nostro percorso. 

Sapremo assaporare gli istanti, anche quelli negativi (e non è un paradosso), mantenendo un’ancora sull’essenziale. 

Ci ritroveremo in una posizione di forza, capaci di gestire le situazioni complesse e imprevedibili della nostra vita. 

Non ci faremo trascinare dalle correnti negative di un mondo che vuole abituarci al confronto perenne con gli altri, come se fossimo dei prodotti da vendere

Non ci faremo trascinare dalla corrente sempre più intensa e violenta della lamentela, come se fosse un’arma di risoluzione ai problemi del mondo quando, in realtà, non è altro che il peggior diffusore di odio e negatività che esista

E non ci faremo confondere dalla miopia che trasforma gli obiettivi in aspettative e le aspettative in delusione che ci distrugge lentamente. 

Saremo quindi una voce fuori dal coro attuale, ma una voce capace di cantare la propria canzone

Credo che questa sia la migliore ricompensa per chi voglia costruirsi una vita degna di essere di vissuta.

Luigi.

2 risposte

  1. Luigi mi ci rivedo tantissimo nelle tue parole. Sei riuscito a descrivere perfettamente la mia sensazione in alcuni momenti. È complicato gestire il confronto con gli altri perché siamo troppo abituati a farlo, è parte di noi. Voglio migliorare e sono sicura che quando mi capiterà di vivere un altro momento di insoddisfazione, mi verranno in mente le tue parole e spero di farne buon uso per superare l’ostacolo.

    Grazie mille 🙂

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