Ero solo in una stanza. Scrivevo come un dannato. Mi domandavo cosa fosse la crescita personale di cui tutto il mondo parla quotidianamente e come mi poteva aiutare a migliorare.

Pensai che, in fin dei conti, viviamo una vita intera soli in questa stanza che ci ospita, il nostro corpo. E su di noi, martellanti, i pensieri. Un flusso senza fine, a volte soffocante, che rischia di portare fuori giri il nostro cervello.

Come mantenere il controllo?

Tornai con lo sguardo sullo schermo del mio portatile e iniziai a scrivere: il binomio delle due parole, crescita e personale, è un agglomerato di azioni che decidiamo di compiere (oppure no) durante il nostro percorso. 

Mi sentivo un fiume in piena, volevo dire tante cose, chiusi gli occhi e vidi l’articolo già realizzato. Parlavo in maniera semplice di quelli che io reputo gli strumenti da tenere nella cassetta degli attrezzi per tutta la vita. 

Let’s go.

LEGGO E APPRENDO

Ogni lettura è un viaggio.

È un lungo pellegrinaggio dentro me stesso. Non smetto di stupirmi di tale strumento di crescita personale e spirituale.

Mi trovavo a Porto e, con i miei amici, avevamo deciso di visitare una delle librerie più famose del mondo, la “Livraria Lello”. 

È un luogo storico di cui hanno parlato in molti nel mondo e dove anche la grande scrittrice J.K. Rowling ha trovato l’ispirazione per realizzare il racconto di Harry Potter. 

Arrivammo in prossimità dell’ingresso in tarda mattinata. Speravo che la coda infinita di persone fosse per qualche altro sito turistico. E, invece, erano tutti lì per lo stesso motivo: visitare la libreria. 

Si trattava di almeno un’ora o più di attesa. Scoprimmo che, acquistando i biglietti online, era possibile saltare la coda. Troppo tardi. 

Facevamo a turni per mantenere il posto in fila, rigorosamente in piedi. 

Poi arrivò il nostro momento. Entrammo e, di fronte a noi, si aprì lo scenario della suggestiva libreria. Lo stile antico e la storia che trasudava da ogni elemento, facevano innamorare anche i non lettori. Una stupenda scalinata dai gradini rossi accompagnava i visitatori al piano di sopra.

Sul soffitto, al centro, era presente una maestosa vetrata colorata che si sposava perfettamente con il resto dell’ambiente. 

Pensavo a come riuscissero le librerie a trasmettermi così tanta serenità e farmi sentire così a mio agio come nessun altro luogo. 

Gli anni passavano e, nonostante le altre librerie non fossero come la “Livraria Lello”, le emozioni restavano le stesse.

Mi sono dato delle spiegazioni e sono racchiuse nella profondità dell’essere umano, nato e cresciuto come un essere mutevole e predisposto all’esplorazione.

E quale miglior modo per mutare ed esplorare se non con un buon libro?

La lettura mi avvolge in un racconto, mi consente di esplorare parti nascoste di me e mi influenza nelle scelte future.

Mi accorgo di acquisire quotidianamente nuove competenze. E ognuna di esse concorre a comporre l’intricato puzzle della mia consapevolezza. 

Accade nel contesto professionale si, ma soprattutto emerge nella componente personale.

Ogni genere letterario, ogni libro o articolo, spesso anche semplici aforismi, incidono profondamente sulla mia crescita globale personale modificando irreversibilmente il mio essere. 


Ogni lettura è un viaggio. È un viaggio dentro di noi in primo luogo.

SCRIVO E FACCIO ORDINE NELLA MIA MENTE

Da tempo mi sentivo fortemente spinto da un prorompente entusiasmo. Sentivo di aver acquisito il necessario per agire.

Quindi mi sedevo davanti alla mia scrivania pronto per costruire quell’intuizione avuta. 

Buio.

Ogni cosa sembrava essere sparita dalla mia mente. E subito dopo il buio, la confusione più totale. Nessuna certezza su quello che, in precedenza, mi sembrava così geniale. 

Era crollato nuovamente il castello. Ero costretto nuovamente a ripartire da zero.

Mi sentivo travolto dal disordine mentale che regnava in me.  

Ero nervoso anzi, piuttosto irritato. Aprii un foglio nuovo sul mio drive. Lo intitolai “Il senso della vita”. Forse un nome eccessivamente d’impatto ma ero stanco di quella routine fatta di sali e scendi mentali e scelsi d’impulso quelle parole.

Iniziai a scrivere.

Cose che mi rendono vivo:

  • un pò di buona musica
  • un té caldo con qualche biscotto in una giornata fredda
  • un paesaggio innevato
  • condividere momenti con buone persone
  • un buon allenamento e la sensazione che lascia subito dopo
  • un tramonto sul mare
  • studiare e apprendere cose nuove
  • leggere un bel libro
  • il periodo di Natale con le sue luci
  • una bella partita di calcio in tv rilassato a casa

Avrei potuto proseguire ma mi fermai. Guardai qualche video online e poi tornai nuovamente a scrivere:

“Non passate tanto tempo a cercare uno scopo, ma godetevi le piccole cose. Seguite ciò che vi piace e che è significativo per voi, ma non dovete pensarci così profondamente, se non pensate troppo alle cose sarete naturalmente portati a fare ciò che vi rende felici. Non mettete la vostra vita in attesa mentre cercate.”

Non ricordo esattamente chi disse queste parole nel video. Ma diedero una direzione incisiva alla mia vita futura.

Mi stavo accorgendo che l’atto di scrivere le cose interessanti che osservavo intorno a me, che ascoltavo o che semplicemente pensavo, era un’azione poderosa nell’ordinare gli innumerevoli scaffali di contenuti che stazionavano nella mia testa.

Con il passare del tempo, presi l’abitudine di scrivere tutti i giorni. Mi accorsi che la scrittura rappresentava uno strumento di studio interiore. 

Come dice Naval Ravikant, a mio parere un grande mentore per l’umanità, la scrittura ci consente di smaltire il grasso mentale accumulato e di ritrovare un’ottima forma.

Passò ancora del tempo e quella mia abitudine stava ormai scandendo le mie giornate. Era più viva che mai. Ma non pensavo che mi regalasse un’ulteriore scoperta di enorme valore.

Notavo che tante delle cose scritte nei mesi precedenti si stavano concretizzando, personalmente e professionalmente.


La scrittura si stava rivelando anche uno strumento capace di trasformare e concretizzare i pensieri in azioni.

IL VERO MOTORE È LA PASSIONE

Essere creativi e intraprendenti non era sufficiente per realizzare i miei obiettivi. Mi accorgevo puntualmente di avere un’enorme lacuna.

Pensavo che l’idea fosse geniale, o almeno giusta. Pensavo che quella fosse la strada da percorrere.

Ma mi accorgevo presto di esaurire tutte le energie. Man mano che questa consapevolezza si faceva spazio nella mia testa, provavo a opprimerla.

D’altronde avevo investito tempo ed energie mentali per perseguire uno scopo. Buttare tutto via mi sarebbe dispiaciuto. 

Ma quando i casi di abbandono dei progetti (professionali e personali) aumentarono eccessivamente, non potevo più far finta di nulla. 

Pensai a lungo.

Tutto ciò che di straordinario osservavo intorno a me possedeva un elemento in comune, e non era l’ispirazione o l’intuizione. Si trattava di un elemento che, spesso, viene considerato come l’opposto al lavoro e alla fatica per il raggiungimento di determinati traguardi.

Sto parlando della passione. 

Di frequente, sento la gente giustificarsi perché fa un lavoro spinta dalla passione. Come se quest’ultima fosse un qualcosa di cui vergognarsi. 

Ma la verità è che la passione rappresenta l’indicatore più affidabile del successo. 

Quando iniziai ad affrontare le situazioni della vita solo se spinte da passione, mi accorsi di raggiungere il risultato con una probabilità molto più elevata di quando facevo cose senza di essa. E il motivo è molto semplice.

Mi sentivo molto forte e la passione rappresentava il caricabatteria in caso di necessità. Senza di essa, mi ritrovavo con la batteria scarica ad abbandonare progetti o idee.

Presto o tardi, arrivava la verità e se avevo fatto qualcosa senza passione ma solo per opportunità, il castello crollava.

Con la passione, nei momenti di difficoltà, proseguivo con determinazione. Senza di essa, abbandonavo.

L’ATTIVITÀ FISICA ESPANDE IL POTENZIALE

Tante cose mi fanno bene fisicamente e mentalmente ma ne esiste una che è insuperabile.

Negli anni ho passato numerosi momenti di difficoltà, come ogni persona. Ogni volta che ho provato ad affogare i sentimenti negativi che ne derivavano, ho solo trovato periodi di temporaneo appagamento. 

Poi nuovamente giù.

Per anni ho trascinato questo spiacevole processo.

Quel giorno, avevo addosso quella pessima sensazione di dover fare qualcosa di cui proprio non si ha voglia. Indossai un pantaloncino, una t-shirt e le scarpe da running. Mi spinsi fuori di casa. 

Sentivo di fare la cosa giusta ma il corpo rifiutava. Dovevo allenarmi.

Ero sempre stato uno sportivo, ma spesso mi fermavo per lunghi periodi o saltavo le sedute. Dovevo cambiare, ma non ne ero totalmente convinto. 

Feci il peggior riscaldamento della mia vita, totalmente controvoglia. Poi l’allenamento aumentò di intensità e la fatica si sommò alla bassa forza di volontà. 

Con il passare dei minuti, sentivo che il corpo ormai era obbligato a rispondere e mi dissi “ben fatto, l’ho fregato”.

Percepivo un crescente risveglio muscolare e una conseguente liberazione di energia nuova. Come se si fosse accumulata troppo a lungo nel mio corpo e non vedeva l’ora di essere sprigionata.

Avevo già vissuto quella situazione. Ogni allenamento del passato andava così. Non avevo voglia, poi iniziavo e mi divertivo e, infine, nel post allenamento mi sentivo un gran bene. 

Ma ciclicamente tornavo al punto di partenza e spesso la pigrizia mi faceva rinunciare. 

Quella volta, però, mi misi in testa che era giunto il momento di vincere io. L’attività fisica mi faceva così bene che dovevo tenere a memoria la sensazione post allenamento quando, la volta successiva, sarebbe tornata la pigrizia. 

Fu veramente dura. Ogni giorno rischiavo di mollare. Ma non lo feci.

Mi accorsi ben presto che esiste un punto di scollinamento intorno al terzo mese di allenamento quotidiano. Dopo circa novanta giorni il corpo e la mente assimilano l’esercizio fisico come se fosse un bisogno primario

Mi ritrovavo ogni giorno solo con il corpo che girava a pieno regime e con le preoccupazioni che subivano un forte ridimensionamento. Ogni problema si trasformava in una piccola sfida da affrontare mentre ero sotto sforzo fisico.

La fatica fisica invadeva quella mentale. Aveva bisogno di ogni briciola di energia per supportare lo sforzo dell’allenamento. E pensavo a quanto fossero piccoli e miserabili i problemi che dovevo affrontare e che, prima di iniziare l’allenamento, sembravano sconvolgermi la vita.

E si creava in me una nuova chiarezza mentale. Visualizzavo i miei obiettivi, li vedevo nitidi. La creatività raggiungeva livelli mai conosciuti.

Non esistevano più blocchi mentali.

Ogni giorno che passava, con al suo interno un buon allenamento, sentivo rafforzarsi la mia resilienza e il mio spirito. Con il tempo, la forza mentale sprigionata dall’attività fisica stava invadendo anche gli altri momenti della giornata.

Non erano più solo sensazioni di benessere ed entusiasmo post allenamento. 

Per tutto il giorno mi ritrovavo sempre capace di rispondere efficacemente alle situazioni da affrontare. 

Si ridimensionava ogni cosa. I problemi diventavano di piccola entità, la creatività si spingeva oltre i limiti, il presente diventava la priorità ed ero sempre più capace di assaporare un sentimento piuttosto nuovo: la gratitudine.

Oggi, dopo quasi un anno di allenamento tutti i giorni, esattamente come mangio o dormo, il corpo e la mente sono predisposti e richiedono di affrontare un allenamento fisico quotidiano.

La cosa meravigliosa è che accade senza che esso venga più considerato come un peso anzi, al contrario, aspetto con entusiasmo il momento in cui dovrò svolgere la mia seduta per ricaricare le pile e sviluppare nuovi pensieri creativi. 

L’allenamento è diventato il mio compagno più fidato, quello che non ti tradisce mai. Lo dico sul serio. Quando ho un problema vado da lui e lui ha sempre una risposta corretta.

È lo strumento che elimina ogni tossina mentale.

AMPLIARE LA VISIONE ATTRAVERSO IL VIAGGIO

Presi la valigia, misi sulle spalle il mio zaino ed ero pronto. Un nuovo viaggio mi aspettava. 

Era l’ennesima avventura, eppure l’adrenalina era sempre la stessa. Non ci si abitua mai. Ogni viaggio scatena emozioni.

Salii sull’aereo e ci alzammo in volo. Man mano che ci avvicinavamo alla meta, il cocktail di sensazioni si modificava. Dall’adrenalina del pre partenza, allo stupore delle scoperte del luogo.

Ero piuttosto esperto in viaggi, non era di certo il primo. Ma mi chiedevo come facessero a trasferirmi sempre sensazioni differenti, sfumature di emozioni variegate.

Viaggiare stimola la creatività. Mi regala una varietà di stimoli sani e positivi. 

Durante il viaggio la mia mente è capace di viaggiare più velocemente del mio corpo. Mentre il corpo si sposta da un luogo all’altro, la mente percepisce e assapora i colori, gli odori, i sapori, le culture, la gente e ogni sfumatura dell’ambiente che evolve intorno a me.

In questo scenario la mia crescita è immensa

Non a caso, quando termino un viaggio, mi resta sempre quella sensazione di essere stati via per molto tempo. 

Ciò accade perché la mia mente accoglie tutti gli stimoli e acconsente ad assaporarli fino in fondo. 

Ho pensato a lungo a questa cosa. E ho provato a confrontare questa situazione con la quotidianità fuori dal viaggio.

Durante la vita giornaliera la mente tende a eliminare situazioni identiche.

Alzarsi e fare la stessa colazione in cucina, lavarsi nel bagno di casa, vestirsi in camera propria, uscire di casa e prendere l’auto o i mezzi, frequentare lo stesso posto di lavoro, le stesse persone, uscire la sera allo stesso orario, rientrare a casa e fare le stesse cose prima di andare a letto.

Questi episodi sono identici per quasi tutto l’anno e non risultano interessanti alla mia mente. Non hanno una rilevanza tale da stimolarla a riservargli un posto in una memoria emozionale. 

In viaggio, la colazione può variare, il bagno in cui mi lavo è diverso dal mio, le persone che incontro sono nuove, le cose che faccio cambiano ogni giorno, non ho orari da rispettare e la sera faccio sempre qualcosa di diverso. 

Qui, la mente è stimolata a creare ricordi rilevanti perché correlati a eventi straordinari. 

In questo scenario, la crescita è immensa. La mente accoglie le novità e mi aiuta ad assaporarle fino in fondo.

Ero sempre stato abituato, non solo nel viaggio, a pormi delle mete e lavorare per raggiungerle. Come se ogni cosa fosse correlata a un risultato, ovvero la meta stessa.

Ma il viaggio è di per sé un risultato, anche senza che ci sia un meta precisa da raggiungere. 

Reputo l’atto del viaggiare uno strumento potentissimo per la mia crescita personale perché mi consente di ottenere una visione immersiva.

Tale visione mi offre nuovi punti di vista, inaccessibili in una vita senza viaggio.

INSTAURARE LE GIUSTE RELAZIONI CON GLI ALTRI

Ho sempre apprezzato molto l’elogio. 

Quando me ne è stato riservato uno, mi sono sentito appagato e anche felice. 

Oggi non è più così. Sia chiaro, lo apprezzo comunque, ma esiste un’altra parola che credo abbia un valore largamente più rilevante: il “grazie”.

L’elogio ha una caratteristica che lo rende poco attendibile ed erroneo: chi ne fa uno, si esprime secondo un metro di giudizio personale.

Un semplice grazie rappresenta, invece, gratitudine senza espressione di giudizio personale.

Sentirsi di valore non deve passare attraverso il giudizio altrui, ma attraverso l’impatto vantaggioso che apportiamo alla nostra comunità. 

E questo non significa essere utili per delle azioni che si fanno ma per il semplice essere, esistere. 

Quando giudichiamo, lo facciamo sulla base di ideali, confrontando gli altri o le situazioni con persone o contesti ideali, ma ovviamente non duplicabili. 

Questa pensiero fa riferimento al concetto di relazioni orizzontali.

ED ECCO QUI UNA NUOVA PERSONA

C’è voluto tempo, ma oggi sono grato al mio percorso. Percorso che non reputo concluso, non vedo l’ora di scoprire cosa mi potrà ulteriormente migliorare in futuro. 

Ho iniziato leggendo e apprendendo molto. Poi ho utilizzato la scrittura quotidiana per mettere ordine nella mia vita. 

Ho capito che senza passione è meglio evitare di avviare progetti, sia personali che professionali. 

Utilizzo lo sport come il mio laboratorio preferito in cui realizzare esperimenti mentali capaci di espandere quotidianamente il mio potenziale

Viaggio molto per scoprire mondi e persone nuovi che siano capaci di aprirmi alla visione da punti di vista che non conoscevo. 

E, infine, seleziono e coltivo accuratamente le relazioni con le altre persone facendo in modo che si sviluppino sempre su un piano orizzontale per il bene delle relazioni stesse. 

La mia vita è cambiata con questi strumenti?

Decisamente si. 

Luigi.

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