“Ti racconto la mia storia di viaggio Luigi, hai voglia di ascoltarmi?”

E come potevo rifiutare. Da qualche minuto parlavo con lui. Avevo già compreso la persona. Un amante del viaggio sì, ma soprattutto un ragazzo che aveva cambiato il suo profondo essere grazie all’esplorazione del mondo e delle altre persone.

VIAGGIARE MI HA APERTO LA MENTE

Ero seduto di fronte al gate 7 dell’aeroporto di Malpensa. Avevo ricevuto in anteprima la notifica della porta per l’imbarco tramite l’app del telefono. Ero uno dei primi. 

Mi sentivo strano. Quasi fuori luogo. 

Si accese lo schermo. Lampeggiò qualche secondo e poi comparve la scritta in giallo: Creta Heraklion.

Certo, non stavo andando dall’altra parte del mondo ma era il mio primo viaggio da solo e, perlopiù, di oltre sette giorni.

Avrei vissuto a Creta per tre mesi. Non avevo nessuna certezza. Sapevo soltanto di avere un piccolo monolocale che avevo prenotato e pagato anticipatamente su Airbnb e che avrei fatto del volontariato in un’associazione locale che si occupava di ospitare e curare i migranti.

Ero agitato. Mi trovavo a pochi passi da una scelta irreversibile.

Ricordo di aver avuto il cervello in totale subbuglio in quegli istanti. Una parte di me gridava di tornare indietro e uscire dall’aeroporto, l’altra mi suggeriva di imbarcarmi perché sarebbe stata la scelta giusta, quello di cui avrei avuto bisogno.

E così feci.

Avevo il posto a lato del finestrino. Di fianco a me il sedile era vuoto e, sul lato del corridoio, si accomodò un signore sulla settantina. Era vestito con abiti vecchi e usurati. Aveva la pelle scura e i capelli brizzolati. Parlava un italiano con un forte accento francese. Non riuscivo a comprendere la sua provenienza.

Non mi sentivo totalmente a mio agio. La sua apparenza non mi trasmetteva sicurezza. 

Decollammo e, dopo aver goduto della visione dal finestrino, mi addormentai.

Non avevo idea di quanto avessi dormito ma quando aprii gli occhi vidi una distesa blu sotto di noi. Eravamo in pieno Mediterraneo. In alcuni punti si potevano osservare le macchie bianche di schiuma delle onde del mare.

Spostai lo sguardo di fronte a me e mi ritrovai con il tavolino abbassato e apparecchiato con una vaschetta di lasagne, dei biscotti e una birra gelata. Non capivo. 

Mi girai, il signore di fianco a me era scomparso. Chiamai l’assistente di volo. 

“Mi scusi ma queste cose io non le ho chieste. Mi sono addormentato e, risvegliandomi, ho trovato tutto così” le dissi indicando incredulo il tavolino apparecchiato.

“Siamo passati poco fa e il signore seduto a questo posto ha acquistato per lei il cibo e da bere.”

Pensavo di essere impazzito. 

“Ma adesso dov’è?” chiesi senza saper più cosa dire. 

“Credo sia andato in bagno.”

Passarono pochi minuti. Non avevo toccato ancora il cibo. 

Il signore tornò al suo posto “Ehi ragazzo, perché no maggi?” mi disse mentre ero rivolto con il capo verso il finestrino. 

“Grazie di cuore signore, l’hostess mi ha detto che lei mi ha comprato tutto questo cibo. Non doveva, la ringrazio.”

“No preoccupare ragazzo, sei giovane e devi essere grande” era molto simpatico il suo italiano.

Ma non capivo perché l’avesse fatto.

“Le posso chiedere perché ha deciso di farmi questo regalo?”

“Andando in Creta per vedere mio filio. Molto uguale a te.”

“Che bello. Cosa fa suo figlio a Creta?”

“Nula. Andando io per vedere suo corpo i dire si è lui o no.”

Tutto si fermò

Sentii un colpo profondo al centro del petto. Intorno a me ogni cosa si congelò.

Quel signore che mi aveva inizialmente infastidito con la sua presenza, era riuscito a conquistare la mia attenzione con un gesto che aveva completamente cambiato la mia percezione di lui

L’attenzione non era più rivolta agli abiti consumati e all’aspetto poco curato. Il mio focus si era spostato sul valore dell’uomo

Un uomo che aveva deciso di offrirmi un pranzo perché gli ricordavo il figlio. Quello stesso figlio che stava andando a riconoscere tra le salme di centinaia di uomini, donne e bambini vittime di un naufragio.

Mi sentivo in colpa.

Mi ero affrettato a lanciare pregiudizi fissandomi sulla superficie. Che stupido. 

In un attimo, in quelle sue poche parole, ogni stereotipo era stata spazzato via. Era come se avessi subito un reset del cervello. Avevo sempre pensato basandomi su pregiudizi. 

Quell’esperienza stravolse il mio approccio alle persone. 

Da quel giorno è come se avessi acquisito un nuovo cervello, una nuova sua versione, aggiornata e con una considerevole apertura mentale di fronte a ogni circostanza.

L’IMPORTANZA DEL VIAGGIO

Ho scoperto un nuovo mezzo potentissimo per la mia crescita personale

Da quando ho iniziato a viaggiare, da quel primo viaggio di grande impatto a Creta, compresi che l’esplorazione di luoghi nuovi e la conoscenza di persone e culture differenti dalla propria, erano capaci di stravolgere il mio percorso di vita, in positivo sia chiaro.

Ero in Thailandia da poche settimane. La vita costa poco, è vero. Ma io arrivavo dall’esperienza di Creta in cui, facendo solo volontariato, avevo fatto uso di tutti i miei risparmi. 

Il momento era buio. Ma ero ottimista, non avevo alcuna influenza negativa nella mente. Sapevo di potercela fare, anche in un paese così lontano e diverso dal mio.

Stavo lottando contro l’ignoto. 

Ero certo di poter ottenere un lavoretto e pagarmi le spese, ma non sapevo quando e neanche come.

 

Ed è proprio in questo ignoto che trovai la forza di accendere qualche luce. Sapevo di dover superare un periodo iniziale in cui, nonostante l’impegno, non avrei visto nessun miglioramento

Inizia dallo strumento più potente: il network. 

Parlavo con chiunque, passanti, persone al bar, proprietari di piccole attività commerciali, uomini, donne e bambini. Perseguivo ogni pista, prima o poi una sarebbe stata quella giusta.

E la luce cominciò a illuminare quell’ignoto. Non come avrei voluto, ma stavo muovendo piccoli passi. 

Phailin, una signora di 73 anni, vendeva frutta e verdura vicino al mio piccolo appartamentino di Bangkok. Chiesi anche a lei qualche suggerimento per trovare lavoretti. 

Non sapeva cosa suggerirmi per trovare lavoro. Ma prese a cuore il volermi aiutare. E cosa fece? Decise di portarmi frutta e verdura tutti i giorni, gratuitamente. 

Non credevo ai miei occhi. Per quanto insistevo nel dirle di non farlo perché avrei voluto pagarla, lei non demordeva. La volontà di fare del bene a chi è in difficoltà era in lei esattamente come la necessità di respirare o mangiare

La sera, spesso, mi chiedevo come ci si sentisse a fare ogni giorno gesti del genere. Avevo sperimentato qualcosa di simile come il volontario a Creta. Ma qui era diverso. Phailin decideva ogni giorno di “sacrificare” parte del suo profitto per me. Un italiano sconosciuto che probabilmente avrebbe fatto pochi mesi in quel posto e poi non avrebbe più rivisto. 

Superai quel periodo e trovai un lavoro. Feci parecchi regali a Phailin.

Mi sentivo felice e soddisfatto nel vederla sorridere di gusto ogni volta che arrivavo con un nuovo pensiero per lei.

Non avevo mai vissuto un’amicizia così sana e genuina, senza riuscire a parlare una singola parola in una lingua comune. Lei non sapeva l’inglese e io non conoscevo la lingua thai. 

Ero partito dal buio e dallo smarrimento iniziale. Avevo acceso qualche piccola fiammella ma vivevo ancora nell’insicurezza e nel timore di non farcela. Sperimentai una crescente fiducia in me stesso e negli altri. 

Proprio così, mi ritrovai a sapermi adattare a situazioni sconosciute, affrontando l’ignoto e raggiungendo un’enorme flessibilità mentale per affrontare sfide future.

Ecco l’importanza del viaggio.

TUTTO QUESTO MI FA BENE E MI RENDE FELICE

Amavo la delicatezza della brezza marina quando il sole scendeva verso l’orizzonte. 

Tutto diventava più romantico ed emozionante. Il mormorio delle voci calava, i colori del cielo e del mare scurivano e la sabbia rinfrescava.  

Ero sdraiato sopra il mio telo mare ascoltando, soffusa, musica di Milky Chance. 

Mi resi conto che tutto questo mi faceva incredibilmente bene. Ero felice. Il viaggio stava svolgendo un ruolo essenziale nella mia vita. 

Avevo avuto l’opportunità di esplorare luoghi totalmente diversi tra loro ma allo stesso modo affascinanti. 

Avevo visitato la natura selvaggia, scalato maestose montagne, nuotato in acque cristalline e imparato a surfare in mezzo a onde aggressive. 

Mi sentivo connesso alla natura, connesso al viaggio. Forse mi sentivo realmente parte di un insieme naturale che non ero abituato a vivere nella composizione artificiale delle città occidentali.

E poi i sapori. Ero sempre stato un amante della cucina, come colui che, seduto al tavolo, mangiava tutto. Ma avevo fatto di più. Mi ero iscritto a numerosi corsi di cucina nei posti che avevo visitato. Volevo portare con me, per sempre, i piatti che più mi piacevano.

Ma le persone che avevo incontrato fino a quel momento rappresentavano il vero privilegio. Ognuna di loro era un film nuovo. Infinite storie di essere umani che hanno vissuto le più disparate avventure.

Uomini, donne e bambini che provengono da popoli così diversi tra loro. Che sono frutto dell’evoluzione di culture antiche che hanno custodito tradizioni e valori.

“Hey there.”

Sobbalzai dallo spavento. Ero immerso nei miei profondi pensieri e non pensavo di essere interrotto in quel momento. 

Di fronte a me una ragazza giovane. Occhi chiari, capelli sciolti, lunghi e biondi. Il suo stile mi dava l’idea di una vera viaggiatrice. 

“Would you like to join us for a bonfire with pizza and beer?”

Il suo inglese era quasi perfetto. Quasi appunto. Capii che era italiana. Ma questa è un’altra storia.

Luigi.

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